Niente da nascondere - Cachè
aggiornamento: può capitare delle volte che si cerchi di interpretare troppo o in modo sbagliato un film o una parte di esso; questo mi ha fatto andare un pò in tilt, e a quanto pare non sono stato l'unico. Rimando a questo link la soluzione di ogni dubbio. La recensione non la cancello... ci ho cmq perso del tempo per scriverla.
Gioco di alta autorialità e poco altro. Sono stanco di andare a cercare nei film qualcosa che andrebbe salvato, lì dove gli stessi registi non si preoccupano di dare al loro lavoro un anima.Ma perchè dobbiamo ricordarci di questo thriller, volendo, atipico? Perchè è interamente costruito su un solo elemento che possiamo vedere da due lati: il piano sequenza come forma dell'occhio che spia e che provoca, il rimosso individuale e storico che riemerge inteso come "atto non motivato". Scendo nello specifico. Il protagonista del film, interpretato da Daniel Auteil, è il condutorre tv di una trasmissione sui libri; un giorno riceve la vhs di una misteriosa e lunga ripresa da lontano della sua casa. Ma insieme al video viene recapitato anche un disegno che mostra il volto stilizzato di un bambino che vomita sangue. Lentamente scopriremo che il protagonista cela un segreto, un torto causato in un remoto passato, un episodio attraverso cui il regista àncora il richiamo alla situazione politica tra Francia e Algeria. Ed è esattamente questo l'aspetto interessante di Niente da nascondere: rappresentare l'inquietudine e il terrore attraverso il thriller per richiamare in modo atipico un momento storico che deve essere affrontato. Si parla di Francia e Algeria, ma il discorso potrebbe valere anche per America e Medio Oriente, tra qualche tempo forse. Il mistero verrà ovviamente risolto, tutto ci verrà mostrato e ciò che venne riposto nell'intimo ritornerà a galla. Detto così sembra che ci sia un lieto fine, ed invece il film lascia impressioni che non ci piacciono. Sembra che siamo stati ingannati oltre che annoiati. Haneke lavora troppo sull'ambiguità dell'immagine, ne fa un gioco a cui diventa vano e dispersivo partecipare. Alla fine le interpretazioni assurde (sul web ne girano diverse) che prendono spunto dal piano sequenza finale, si allontanano troppo dalla materia del film, facendo quasi concorrenza a quelle su Donnie Darko. Il difetto di questo Cachè è appunto il voler troppo calcare su una riflessione metalinguistica: in fondo Haneke vuole anche avvertirci che l'immagine è fallace, terribilmente ambigua. Ma perchè farcelo sperimentare così tanto sulla nostra pelle? Un'interpretazione l'ho cmq elaborata anche io. Più che pensare ad un'accordo tra i figli, vedrei quell'ultima
immagine come un altro avvertimento: la nuova generazione di adolescenti è quella che per prima consuma e produce video senza difficoltà, cosicchè grazie ad essi i figli costringono i padri a fare i conti con i conflitti che hanno provocato in passato. Senza giudicare quello che avviene, Michael Haneke fa uccidere il padre algerino dal figlio che confeziona e recapita i video a sua insaputa, in questo modo l'autore mette in scena l'urgenza di una revisione storica che scaturisce dal dominio dei media sulle nostre vite (intimità). Tutto ne conseguirebbe. Tutto il film potrebbe essere un' auto-emanazione dell' "inconscio" del protagonista ( da dove e da chi provengono quei video diventerebbe così meno importante), o cmq l'effetto della pervasione (ma anche perversione) della tecnologia. Potrebbe essere una interpretazione labile, ma potrebbe anche essere un sottotesto immesso dal regista in modo non consapevole.