La mano sinistra della violenza
Per difendere il proprio onore lo spadaccino errante Lei Li deve sfidare un corrotto maestro di arti marziali: dal duello ne uscirà con un braccio che lui stesso si è amputato col la propria spada per mostrare la propria sconfitta, e con il giuramento di non combattere più. Questo è l'esordio di un bellissimo film del genere wuxia pian datato 1971 e diretto da Chang Cheh, uno dei due registi che hanno glorificato il genere popolare dello wuxia pian. È tra quei film commercialissimi che avevano molto successo ad Hong Kong, nello stesso periodo in cui Bruce Lee furoreggiava dalla Cina col suo kung fu. Sembra strano esprimere un giudizio talmente positivo per un film così relativamente scadente? Non credo. I movimenti di macchina di questo e altri film del genere hanno ispirato molti registi di oggi. Figure e stilemi li ritroviano in tante pellicole a noi più vicine (di John Woo e nell'ultimo Tarantino). I duelli sono magistralmente coreografati (quelli eroe vs cattivissimi per esempio) e coinvolgenti, esplicitamente violenti (l'amputamento del braccio destro, il colpo mortale sferrato in volo per troncare in due parti il corpo dello spadaccino Feng Chun-Chieh), nessuna sbavatura per i personaggi, interpretazioni anche queste memorabili. Un film assolutamente da vedere per chi ama i duelli con la spada giapponese. La coreografia dei duelli potrebbe forse risultare stilizzata e ridicola, ma in nessun altro film recente (Matrix o Kill Bill addirittura tra tanti) si vede combattare con tanta competenza.La scena forse più curiosa e divertente è quella in cui vediamo Feng Chun-Chieh steso su una corda (si, su una corda!) tra due alberi come per riposarsi su un amaca, e quella successiva in cui Feng e Lei Li parlano seduti con molta naturalezza sulla stessa corda. Uno dei titoli internazionali del film è "Triple Irons" e si riferisce all'unica tecnica di attacco che Lei Li dovrà sferrare per uccidere il maestro corrotto: una tecnica alla cui attuabilità nemmeno il maestro credeva, ma che Lei Li riuscirà eroicamente a sfruttare pur con una mano sola, appunto la sinistra.

In America è conosciuto come "New One-Armed Swordsman", uno dei film della trilogia prodotta dagli Shaw Brothers.
Per altre info --> hkx.it
Piccolo omaggio a Francois Truffaut
1984-2004
Evito la retorica delle commemorazioni per elencare alcuni temi della sua
opera:
- l'infanzia, alla Vigo e alla Dickens
- la violazione del genere cinematografico
- l'anelito di assoluto, in genere attraverso l'amore impossibile
- la trasgressione individualista, attraverso la negazione di ogni ordine sociale; un anarchismo teorico, ma un nichilismo spontaneo, un paganesimo naturale alla Rousseau, che è bisogno di libertà; il limbo in cui vivono gli anti-eroi di Truffaut non è quello di rivoluzionari né quello degli onesti padri di famiglia; questi anti-eroi hanno qualcosa dei primi (il senso di soffocamento al cospetto dell'ordine sociale) e dei secondi (il prezzo dell'integrazione è la sconfitta degli ideali di purezza e libertà)
- il rapporto misogino fra l'uomo fragile e timido e la donna forte, determinata ad affermare la propria personalità.
La compostezza classica del cinema di Truffaut non contempla l'inseguimento spettacolare della trama, ma un pedinamento minuzioso dei personaggi, colti nella loro umanità.
Citazioni
Un film rappresenta più o meno nove mesi di lavoro, che corrispondono ad una gravidanza, ora al cinema la quantità di informazioni e notizie che si trovano nel prodotto finito ha più o meno l'importanza di una pagina di giornale. Se uno scegliesse di far cinema perché ha qualcosa da dire sarebbe molto ingenuo, perché farebbe più in fretta a dirlo francamente in una conferenza o in un programma televisivo. Quindi uno non fa cinema perché ha delle cose da dire, ma perché ha qualcosa da mostrare al pubblico.
Per me un film deve "scorrere" come una musica, deve far pensare ad un concerto più che ad una serie di quadri di un museo. Penso che il cinema abbia molto a che vedere con la musica perché è un’arte della durata, per questo è ancora la musica che gli somiglia di più. I film che preferisco sono film «musicali», che danno cioè l’impressione di musicalità. come in un concerto, in un film si susseguono momenti meditativi, agitati, ci sono dei crescendo, il finale…
Fin da quando ero critico ho sempre pensato che i film sono destinati a tutti, non ho mai creduto che i film destinati a una élite siano migliori. Ho una concezione "popolare" del cinema, mi piace l'idea che della gente (senza preclusioni) si raduni in una sala buia; se poi un film non piace a tutti è un altro discorso. Quando filmo un sogno in un film faccio chiaramente vedere che si tratta di un sogno, non mi piace filmare delle inquadrature immaginarie presentandole come reali; non si deve giocare con la buona fede del pubblico, non voglio che la gente stia lì a scervellarsi sul significato nascosto di un'inquadratura, o sulla collocazione di una scena. Un film è come un discorso che si rivolge a della gente che attende nel buio di una «sala-chiesa»; questo discorso deve essere chiaro, avvincente, intrigante. Faccio dei film «pour intriguer et envoûter», per affascinare e stregare, non per "educare".
tratte da un libro-intervista di Aldo Tassone "Francois Truffaut, professione cinema"