videobrodaglia
21.10.04
  Piccolo omaggio a Francois Truffaut

1984-2004


Evito la retorica delle commemorazioni per elencare alcuni temi della sua opera:
  1. l'infanzia, alla Vigo e alla Dickens
  2. la violazione del genere cinematografico
  3. l'anelito di assoluto, in genere attraverso l'amore impossibile
  4. la trasgressione individualista, attraverso la negazione di ogni ordine sociale; un anarchismo teorico, ma un nichilismo spontaneo, un paganesimo naturale alla Rousseau, che è bisogno di libertà; il limbo in cui vivono gli anti-eroi di Truffaut non è quello di rivoluzionari né quello degli onesti padri di famiglia; questi anti-eroi hanno qualcosa dei primi (il senso di soffocamento al cospetto dell'ordine sociale) e dei secondi (il prezzo dell'integrazione è la sconfitta degli ideali di purezza e libertà)
  5. il rapporto misogino fra l'uomo fragile e timido e la donna forte, determinata ad affermare la propria personalità.

La compostezza classica del cinema di Truffaut non contempla l'inseguimento spettacolare della trama, ma un pedinamento minuzioso dei personaggi, colti nella loro umanità.

Citazioni

Un film rappresenta più o meno nove mesi di lavoro, che corrispondono ad una gravidanza, ora al cinema la quantità di informazioni e notizie che si trovano nel prodotto finito ha più o meno l'importanza di una pagina di giornale. Se uno scegliesse di far cinema perché ha qualcosa da dire sarebbe molto ingenuo, perché farebbe più in fretta a dirlo francamente in una conferenza o in un programma televisivo. Quindi uno non fa cinema perché ha delle cose da dire, ma perché ha qualcosa da mostrare al pubblico.

Per me un film deve "scorrere" come una musica, deve far pensare ad un concerto più che ad una serie di quadri di un museo. Penso che il cinema abbia molto a che vedere con la musica perché è un’arte della durata, per questo è ancora la musica che gli somiglia di più. I film che preferisco sono film «musicali», che danno cioè l’impressione di musicalità. come in un concerto, in un film si susseguono momenti meditativi, agitati, ci sono dei crescendo, il finale…

Fin da quando ero critico ho sempre pensato che i film sono destinati a tutti, non ho mai creduto che i film destinati a una élite siano migliori. Ho una concezione "popolare" del cinema, mi piace l'idea che della gente (senza preclusioni) si raduni in una sala buia; se poi un film non piace a tutti è un altro discorso. Quando filmo un sogno in un film faccio chiaramente vedere che si tratta di un sogno, non mi piace filmare delle inquadrature immaginarie presentandole come reali; non si deve giocare con la buona fede del pubblico, non voglio che la gente stia lì a scervellarsi sul significato nascosto di un'inquadratura, o sulla collocazione di una scena. Un film è come un discorso che si rivolge a della gente che attende nel buio di una «sala-chiesa»; questo discorso deve essere chiaro, avvincente, intrigante. Faccio dei film «pour intriguer et envoûter», per affascinare e stregare, non per "educare".

tratte da un libro-intervista di Aldo Tassone "Francois Truffaut, professione cinema"



 
Comments: Posta un commento



<< Home
portate un cucchiaio

Nome:
Località: Napoli, Italy
ARCHIVES
settembre 2004 / ottobre 2004 / novembre 2004 / gennaio 2005 / febbraio 2005 / marzo 2005 / aprile 2005 / maggio 2005 / giugno 2005 / luglio 2005 / agosto 2005 / settembre 2005 / ottobre 2005 / marzo 2006 / aprile 2006 / maggio 2006 /


Powered by Blogger