Certi bambiniUno sparo e il morto, gli undici anni d'età e tutte le periferie del Sud che fanno da sfondo. Nessuna denuncia sociale, solo la storia del viaggio di iniziazione alla criminalità di un qualsiasi ragazzino cresciuto in una delle periferie del Sud. In questo ed altri modi, i due registi-fratelli Fazzi, e prima di loro lo scrittore Diego De Silva che ha fornito il testo di cui il film è un adattamento, danno un senso universale alla maturazione sconcertante di quei bambini sui quali pesa una condizione esistenziale insostenibile, appartenente al mondo della sopravvivenza quotidiana. Tutto il film è il viaggio in metropolitana dell'undicenne Rosario che dovrà compiere la sua prima uccisione; prima della fatidica fermata della metro, i suoi pensieri torneranno a vari momenti del passato: quando si curava della nonna, quando si occupava del volontariato, quando giocava rischiosamente con gli amici e mentiva loro sull'ingravidanza di una ragazza più grande di lui. Sigaretta tra le labbra e obbedienza a quegli adulti di cui non dovrà avere più paura, sono i segni e i passi dell'irreversibilità di una maturazione che andrebbe salvata; ma la storia non da spazio a sogni o a strade diversamente percorribili. La speranza si piega e si spezza nelle frasi menzognere, negli occhi fissi in quelli della vittima per farle più paura, nella prostituzione di una bambina... La peculiarità del film sta nel saper far lampeggiare i flash-back tra i pensieri del ragazzino, rendendo così la narrazione più interessante; ma forse è soprattutto la non localizzazione della vicenda che rende il film più memorabile e aperto, e sopratutto più universale. La città di Napoli non viene mai nominata nè fatta vedere esplicitamente (l'immondizia, il traffico, il caos non si vedono), nonostante il dialetto sulla bocca dei personaggi sia proprio quello partenopeo (qui abbastanza italianizzato). Alcuni buoni momenti (la prova di coraggio sulla tangenziale, gli insegnamenti del camorrista, etc..) e alcune buone interpretazioni (la ragazza soprattutto, ma le faccie di tutti bambini sono troppo pulite...); decisivo è il montaggio, ma la regia abbastanza altalenante. Unica pecca davvero visibile è la fotografia: lo studio della luce perfetta per ogni inquadratura alla lunga diventa insostenibile, aggredisce tutto il resto. Un pò di sporcizia tecnica non avrebbe fatto male ai controluce e ai colori anche troppo accesi.
Appoggio a piene mani dello Stato per la realizzazione della pellicola, destinazione per il pubblico più ampio possibile... però mi rimane un senso di inefficienza: un film del genere perchè non va in fondo alla radice del malessere sociale, perchè non prova a fare anche della denuncia più ruvida? Giudizio positivo, ma voglio vedere anche una storia più sporca e mirata.
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