Boiling PointCiò che mi fa ricordare questo film è il finale che circolarmente restituisce le prime immagini della sequenza iniziale. Un percorso che si ripete? Che fine ha fatto il protagonista nella scena finale? Non vedo come possa esserci una parvenza di maturazione in questo personaggio se non una riproposizione ironica dell'intenzione di rispettare il detto "non disturbar il can che dorme". Il protagonista è un ragazzetto che assiste pigramente a una partita di baseball senza volervi partecipare; ha un lavoro in una modesta pompa di benzina ma non si sforza di fare il proprio dovere. Quando un boss della yakuza inizia a spiengerlo per non aver pulito bene la sua auto, Misaki, il ragazzo, si oppone scatenando la sua rabbia e mettendo in difficoltà la stazione di servizio per cui lavora. Deciso a farsi giustizia personale, cerca qualcuno che gli venda delle armi per poi ucciderlo. Le armi gli verranno procurate da uno yakuza (Kitano) particolarmente bizzarro e violento: un personaggio che può da solo rappresentare tutta l'assurda violenza di un comportamento che vuole dimostrare la sua esistenza. Fa scopare sua moglie al suo amico per poi accusare lui e la moglie di tradimento: al primo gli taglierà un dito, la seconda verrà schiaffeggiata continuamente. Tutta la storia e i personaggi sono all'apice dell'insensatezza; è molto probabile che non esisterebbero se qualcuno non li avesse mossi-disturbati dalla loro naturale e universale quiete. La buffoneria, l'ironia, il gioco sessuale e la prova di coraggio e lealtà sono tutti elementi che vengono rimpastati per sorprendere lo spettatore a cui non resta che sorridere per quello che sta vedendo. Nel film prende corpo anche l'onnipresente critica di Kitano alla società della yakuza. I suoi appartenenti sono ridicoli, piccoli e sempre più insignificanti: ci accorgiamo di essa solo perchè uno di loro sa ribellarsi alla saggezza infantile che rappresentano con un infantilismo più ironico anche se più autodistruttivo. Questa piccola storia di vendetta quasi corale, questo piccolo viaggio senza movimento, resta un unico grande gioco in mano al regista e lasciato temporanemente in quelle degli spettatori in modo che essi si divertano in altrettanto modo. Il cinema di Kitano si ripete essenzialmente in questo. Pur facendo un maestrale uso dell'ellissi, Boiling Point (titolo un pò lontano da quello strano originale) però non attrae se non alla seconda visione. Il ritmo di Kitano va digerito, una visione non basta, è necessaria un'altra per vedere una narrazione più veloce e meno adagiata nella parte centrale. I momenti precedenti all'incontro con lo yakuza violento, secondo me dovrebbero essere meno prolissi. Solo l'entrata in scena di Kitano ristabilisce una certa curiosità per il film. È infatti eccezionale la sequenza (la più violenta) del flash-forward, l'unica in cui ci sbatte in faccia il sesso e la sua morte senza che ce ne rendessimo conto.