videobrodaglia
28.6.05
  Batman Begins
Tempi oscuri per il cinema americano. Per la seconda volta in poco più di un mese ci ri-confrontiamo con due miti della parte buia dell'animo umano: quello di Darth Vader che volge al male puro e quello di Batman che scende nella caverna dei suoi traumi infantili. Però è anche tempo di paure: il prossimo La guerra dei mondi si annuncia già come l'ottima riflessione di Spielberg sul panico globale post-11 settembre. In attesa, non si può non vedere questo film di Christopher Nolan che potremmo considerarlo a metà strada tra i due.
La paura ancestrale-archetipica è alla base di questo buon Batman Begins che non ci concede le solite scene d'azione, nessuna grande esplosione nè grandi atti eroici, ma uno sguardo diverso ad un personaggio già conosciuto grazie alla maestria e visionarietà di Tim Burton. Questa e quella di Burton sono opere diverse per ovvi motivi: questo numero zero, dal canto suo, ci porta alle radici dell' eroe, senza scavare molto, senza creare dei grandi antagonisti che non siano quelli creati dalla stessa paura del protagonista. Il conflitto interiore si gioca tutto sulla definizione di valori come giustizia e compassione: soprattutto su quest'ultimo il film calca di più. Ciò che differenzia Bruce Wayne dal suo maestro Ducard (Neeson) è infatti il senso di pietà e di giustizia che non coincide con quello di vendetta. La paura personale di Bruce Wayne, scaturita dai due traumi infantili, si espande da subito divenendo paura collettiva. Ed è su questo piano che si articola la decisione del miliardario di rinunciare alla sua identità per diventare il simbolo di quella archetipica. Bene ha fatto Nolan nel rendere tutto nel film molto chiaro, proprio come conviene ad un prequel: una volta tanto niente è lasciato senza spiegazione. I dialoghi nella prima parte riescono ad esplicitare la filosofia ninja già misteriosa e settaria di suo; altri nel corso del film ripetono parole come "teatralità", "simbolo", "archetipo" e "paura", tanto da far divenire il film una riflessione sul potere simbolico di una maschera, su quello di un eroe. Il fascino di Batman, che questo film sottolinea, è quello di un ricco filantropo che sa porsi dalla parte degli indifesi: si fa carico del senso di giustizia calandosi nell'incubo metropolitano e divenendo egli stesso una sua creatura salvifica, la fenice dell'inconscio collettivo.

Ritornando al film, pur essendo molto cupo e schierando ben tre antagonisti (Ducard, lo Spaventapasseri e il boss mafioso), non riesce però a creare picchi di intensità drammatica: tutto sembra stendersi sullo stesso ritmo, non c'è tensione ma solo la curiosità di sapere come si concluderà. Mi resta da capire se le scene d'azione siano mal riuscite o lo stesso Nolan ha voluto renderle incomprensibili per dare miglior spazio alla nascita del simbolo/eroe. Un difetto lampante è la mancanza di una vera storia d'amore. Katie Holmes è nel ruolo che le spetta, ma il suo personaggio, Rachel Dawes, non dimostra il grande amore per Bruce Wayne, a stento riescono a stare insieme per qualche minuto. Christian Bale continua ad essere molto bravo, nonostante abbia recitato con una sola espressione. Ci sarebbe da notare che questo stesso attore ha già interpretato il figlio di una ricca famiglia: come quel protagonista anche il piccolo Bruce dovrà crescere senza genitori (con modalità e tempi diversi, ovviamente).
Un difetto di cui potremmo nemmeno farci caso se non avessi come confronto la pellicola di Burton, è la colonna sonora: una piattezza incredibile, anzi roboante. Davvero tutt'altra cosa l'energia della musica di Danny Elfman, sempre grande.

Nel complesso Batman Begins sembra più lungo di quanto non sia, difetto da imputare all'assenza di drammaticità, ma è cmq godibile e un buon prequel. Adesso spero solo che Nolan si dedichi ad idee più originali.

(da ritoccare)

 
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