videobrodaglia
2.5.05
  Stardust Memories
Woody Allen tenta tutte le combinazioni possibili tra sè e le donne, tra i suoi tormentati pensieri e il mondo della cultura. Questa volta sceglie di porre uno specchio davanti ai suoi ricordi, cioè cinema e donne, e analizzarli, scorazzarci dentro fino all'apologia più (auto)corrosiva, fino alla critica più seduta che ci si potesse aspettare da lui, quella nella sala cinematografica durante e dopo la proiezione. Siamo sicuri che il regista newyorkese sia sinceramente disposto a dare tutte le risposte alle menti tanto plagiate dai suoi film? Nel film il regista si fa ala Marzullo una domanda e si dà una risposta, forse per prevenire solo quelle che gli spettatori si pongono durante la vera visione del vero film; sarà pure così, ma ci ritroviamo sempre ad aggiornare la lista delle sue battute fulminanti.
Il titolo non è niente male: Stardust Memories. Lo Stardust è un Hotel dove và a far abitare temporaneamente (il tempo di girare alcune scene del suo film) i suoi ricordi. Una donna lo raggiunge, un'altra la ruba al suo compagno, un'altra ancora la seduce fino a farla separare dal marito. Lui è un regista a cui vorrebbero rimontare il film per richiamare un pubblico più vasto, ma egli è già un artista di successo: i fan lo accerchiano e lo fermano per strada per un autografo e una donna si lascia addirittura scopare, con il beneplacito del marito, e tante altre lo considerano molto sexy. Eh si, è un film e Allen non si lascia sfuggire l'occasione per sguazzarci dentro!
L'ebreo newyorkese non fa altro che parlare di sè, ma con stile (parodistico e non) e intelligenza, in un eccellente bianco e nero (nemmeno l'ultimo), e con diverse scene memorabili. Su tutte quelle nella sala cinematografica dopo la proiezione o quella dell'incontro con gli alieni (che sanno già tutto di lui e non vogliono rispondere alle domande poste in modo sbagliato), ma anche quelle brevissime che rappresentano il suo inconscio d'artista (l'evasione della sua ira...). Prima del grandioso e certosino Zelig, Allen dimostra di saper usare con genialità due figure linguistiche: il fuori campo e la soggettiva. Ma oltre un pugno di battute, una fotografia bellissima e altri piccoli particolari, cosa rimane? Resta lui. Questo film potrei definirlo come più di un'apologia, un testamento artistico e, volendo, anche umano prima che arrivi il momento in cui non avrà più niente da dire.

La verità è che Woody Allen è unico. Non bisognerebbe prenderlo e criticarlo come si fa con tutti gli altri. Se dovessi pensare ad un'immagine che rappresenti il suo cinema, prenderei forse quella vista nella sequenza iniziale di Provaci ancora, Sam: lui esce dal cinema e inizia a lamentarsi dell'impossibilità di vivere ed essere come il protagonista di Casablanca. Lui e il suo cinema sono come un qualsiasi spettatore che smonta se stesso, gli altri che hanno visto il film e la sua critica al film stesso.
Si, più o meno questa è l'immagine che ho di lui :-)
 
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