videobrodaglia
7.5.05
  Kingdom of Heaven
Ridley Scott pare aver saputo accantonare un invadente tentativo di sfornare un troppo simil Gladiatore: in parte il film concretizza quello per cui Maximus è morto, e per un altro verso rinuncia saggiamente ad assumere una rigida opinione sugli eventi della storia, mettendo su una pellicola in più parti complementare al successo del 2001. Forse per questo motivo la più che apparente infedeltà del regista al materiale storico ha generato reazioni diffidenti nei confronti del film; Scott ha rinunciato a solide basi storiografiche per costruire una riflessione meta-storica.
Sembra un paradosso, eppure è così. È un film politico (...).
L'intenzione di Scott però è delle migliori, perchè onesta: la storia del maniscalco non fa che introdurci di soppiatto all' interno di meccanismi della Storia che si ripetono non solo da millenni, ma anche dalle generzioni più prossime.

Ma dalla sala si esce con un certo amaro in bocca per diversi motivi. Dei 145', un'ora e mezza precisi sono di una noia che non mi aspettavo. Si inizia come anche un b-movie saprebbe fare, proseguendo a rilento (a suon di convenzioni del genere e di tentativi di costruzione dei personaggi) al suo punto di svolta, quando il Re di Gerusalemme muore e lascia un vuoto contestuale che viene colmato con una più convincente progressione narrativa nell'avvicinamento dei due opposti eserciti. Nel complesso la fotografia e il dialoghi toccano il superfluo ripiegandosi in infiniti barocchismi che alla lunga danno l'impressione di essere tra i pochi elementi capaci, loro e nostro malgrado, di sostenere questo film.
Sempre della prima parte, ci sarebbe da denunciare l'incapacità della regia nelle scene di semplici duelli come in quelle di battaglia. Negli ultimi tre quarti d'ora, bene o male, qualche piccola trovata per destare interesse possiamo trovarla: se non altro il protagonista, sempre di poche parole, dimostra di essere un buon stratega, nonostante non si capisca dove abbia appreso tali conoscenze, essendo solo un maniscalco (forse le ha ereditate?). Riguardo al cast e ai relativi personaggi, mi dispiace dover notare che Orlando Bloom questa volta non è affatto riuscito a convincere: lavora di volto, come un buon e ancora poco maturo Tom Cruise. Del resto il suo personaggio viene prelevato e rimesso al suo posto, nel paese in cui vive, con tale facilità da non dare fastidio a nessuno, anzi fa tutto il possibile per contribuire alla progressione degli eventi con la sua rettitudine, e solo quando si accorge che nessuno ha gradito realmente, inizia ad essere davvero saggio.
Ritornando agli attori, Edward Norton proprio perchè irriconoscibile è sicuramente l'unico a meritare un certo giudizio positivo: peccato lo si veda solo nella parte scarsa del film. Irons meglio nel Mercante di Venezia; Eva Green sempre più bella e volendo anche bravina a ogni scena. La colonna sonora di Gregson-Williams è meglio non toccarla altrimenti rischia di nascondersi ancora di più.
Ma cosa rimane dell'aspetto politico del film (quello preponderante)? Non mi sento di distruggerlo totalmente. Ridley Scott vede nella Storia un solo piccolo (ma immenso) fattore di eterna contesa: il simbolo. Gerarchie, bandiere, luoghi di culto, territori, non sono che assurdi e illogici (per chi si professa credente) tentativi di rendere comprensibile l'Assoluto. Ma Scott realizza un film per il largo consumo e non credo che sarebbe capace di approfondire con coraggio quest'aspetto.

Nel complesso Kingdom of Heaven (peccato aver perso il titolo originale!) è un prodotto di buona fattura che vale la pena di vedere, ma solo a costo di entrare in sala a film già iniziato.
 
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