Il genio della truffaMancano pochi giorni per l'uscita mondiale del nuovo film di Ridley Scott "Kingdom of Heaven" (s)tradotto da noi con uno sciapo "Le crociate" e non so cosa aspettarmi. Aprirà la stagione dei grandi kolossal hollywoodiani ma soprattutto si metterà inevitabilmente a confronto col precedente Gladiator e con tutti gli altri storici (biopic e non) sfornati negli ultimi 24 mesi. Scott ormai si diverte con storici, sequel e war games e talvolta (cioè da 12 anni) anche con storie modeste, come questa con Nicholas Cage in Matchstick men. Letteralmente significa "uomini fiammifero spento" (!) ma il Ragazzini mi viene in soccorso e scrive che sta per "uomo disegnato a tratti essenziali". A ben vedere il personaggio di Cage è un pò fumettistico, ma non so se questa fosse davvero l'intenzione di Scott; fatto sta che è un fobico della polvere, un ossessivo compulsivo che non riesce a frenare il suo tic all'occhio sinistro e non riesce a non tenere in un ordine perfetto la sua casa. L'interpretazione di Cage non è male, ci si accorge della sua preparazione (si è calato...) anche se è il film che si presenta un pò frazionato. La storia è prettamente americana: la colonna sonora sempre presente fonde e quasi accavalla canzoni dei gloriosi 50s/60s, l'ingenuità della gente che abbocca alle truffe, alcune macchine in stile d'epoca... A tratti sembra davvero che in epoca di inganni globali Scott abbia voluto fare il suo Prova a prendermi, e in effetti i due protagonisti non sono molto dissimili sotto alcuni punti di vista. Il film è tratto da un recente libro di Eric Garcia del 2001 "La carogna": pare che sia ben scritto e che il personaggio di Cage corrisponda a quello del libro, però forse la sceneggiatura ha un pò tolto l'unità del racconto. Durante la visione sono visibili quelle tracce che dovrebbero rimanere innoque per tutta la sua durata. La truffa di Frank ai danni del compagno viene svelata subito quando si vuol far credere che lo psicanalista stia chiamando la moglie di Cage, moglie che in tutto questo non vediamo mai nè sappiamo davvero niente. Dicevo un pò frazionato. Si perchè se all'inizio vediamo i due soci al lavoro e i segni di ossessione del protagonista, in una seconda parte troviamo l'arrivo della figlia e poi una terza e finale parte dove tutti i nodi verrebbero al pettine. Se Scott avesse messo dei cartelli prima di ogni parte avrebbe fatto un lavoro anche più onesto. Ma non è questo il punto. Il film riesce perchè non è pretenzioso è solo modesto, però vuole essere una commedia mista a crime movie. Pare salvarsi il lavoro sul montaggio nervoso di Dern (lo stesso di Memento e Insomnia) e la fotografia "patinata" di Mathieson, la colonna sonora se ne cade perchè troppo invadente. Il giudizio finale sfiora la sufficienza, perchè non ci si aspetta più un film del genere da Scott... o forse sarebbe meglio ormai aspettarseli tutti così? :-S Cattiveria a parte, il titolo mi ritorna in mente: il suo significato può essermi chiaro. L'uomo disegnato nei suoi tratti essenziali è quello costruito e ingannato dal truffatore, in questo caso è lo stesso protagonista, poco carnefice e molto vittima. Più che vagamente ironico e comico è inquietante se si riascolta la frase che Cage dice alla figlia: " Spesso freghiamo gente che non se lo merita". Ma che ruolo interpretiamo?
Quelli di offscreenstravedono come sempre. Per Il genio della truffa parlano di una prospettiva reale di vita: un uomo che dopo 15 anni ricomincia ad esistere e a vedere finalmente il proprio sogno. In questa lettura positiva del film pare esserci una fedele descrizione del personaggio Cage. Avessero almeno scritto ciò che invece non và e che non ha convinto i più...
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