videobrodaglia
4.5.05
  Il Cacciatore
John Cazale morì di cancro alle ossa subito dopo la fine delle riprese di The Deer Hunter, a 43 anni e 6 film: l'esordio in The American way, i due Padrino, La Conversazione e Quel pomeriggio di un giorno da cani. Personaggi umili, deboli, nonostante le drammatiche storie in cui erano coinvolti, ma forti e ben rappresentativi di una sofferenza sentita sulla propria pelle (più che nel bene, nel male) e proprio per questo di una forza implosa.
Il Cacciatore è un film sulla perdita della forza, quella proveniente dalla condivisione di un ideale, quella di un gruppo di amici uniti da un'innocente caccia ai cervi e da un modesto lavoro in un'acciaieria. Il film si distende nelle sue tre ore (mai lunghe) tra valori, consapevolezze e prove di coraggio, strettoie in cui la vita e la morte sono appese al gioco di un solo preciso colpo. L'etica della precisione è il principio di vita e l'unica sicurezza di Mike-Robert DeNiro, il solo in grado di guardare nello specchio, calarsi nelle atrocità delle probabilità con una sola arma e ritornare maledettamente sui suoi passi, senza poter ritrovare e restituire a sè e agli amici il loro passato.
Il matrimonio, la caccia, il gioco della roulette russa in cui è compresso tutto il Vietnam, il disordinato ritorno degli amici a casa e l'amaro vuoto e la solitudine finale sono le tappe che portano alla sconfitta per l'assenza di una vera moralità e per la difficile sopravvivenza dell'unico valore condivisibile: l'amicizia. Nemmeno l'amore trova posto nell'affresco dello spirito americano: relazioni appena abbozzate o solo furtive, un matrimonio che ha sùbito il sapore del tradimento.

Michael Cimino prende la guerra del Vietnam per rappresentare un passaggio che non è un viaggio, non è un sogno e nemmeno un incubo. È una pena che si deve scontare in qualsiasi momento, forse un monito alle eccessive e immature convinzioni del popolo americano ed anche un segno di quel cambiamento violento ed epocale perchè non ne sono i fautori.

La lunga ma bellissima sequenza del matrimonio ci immerge in un' atmosfera priva di preoccupazioni, dove si allontanano tutte le ansie e le paure per una partenza forse senza ritorno. È una sequenza che considero precisa nella sua durata perchè inneggia e scolpisce un momento che si vive senza alcun segno di ciò che avverrà; tale è la sua potenza ed efficacia che pare auto-escludersi da tutto il resto, elevandosi quasi ad un episodio mitico che non si può pensare di riprodurre. Sulla montagna il gruppo di amici si mostra in tutta la sua spensieratezza, ma, a differenza che nel matrimonio, qui la vera essenza dei rapporti emerge meglio: l'episodio degli stivali mette in luce le due contrapposte personalità del debole Stan e del maniaco idealista Mike, come anche una ulteriore conferma della maggiore intesa tra Mike e Nick. Essi sono gli unici due che capiscono e danno senso allo sparo di un proiettile, che sia un cervo o il loro cervello ad essere centrato. Si ritroveranno maledettamente insieme quando dovranno sottoporsi a una scommessa sulla loro vita.
Tutto il grandioso film di Cimino si articola e si sorrege sulle due complementari metafore della caccia al cervo e della roulette russa, come per dirci che non c'è alcuna differenza tra i due obiettivi e che l'unica sofferenza con cui dobbiamo fare i conti è quella del ritorno consapevole alla natura come valore supremo, unico confronto possibile senza vincitori nè vinti.
 
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