videobrodaglia
26.3.05
  Le avventure acquatiche di Steve Zissou
Molto intellettuale dandy pseudo-fighetto. The Life Aquatic ha una messa in scena molto più personale de "I Tenenbaum", ma meno convincente in alcuni punti: viene facile far notare al regista un manierismo troppo marcato, un amore per il dettaglio troppo evidente però appare tutto così carino-caruccio che quasi si arretra di un passo e si finge di aver capito male (come Dafoe nel film, forse?). Anderson è uno che veste letteralmente i suoi film con tutine e/o cappellini in serie, ti mostra anche il manichino che sorregge tutta l'impalcatura come per stupirti delle cuciture (la nave è un set), i colori sono accesi e ben coordinati, una colonna sonora simpatica e molto azzeccata. Tutto seducentemente e ironicamente cult, ma non è cult! (forse lo diventerà...)
L'impressione è quella che tutto il film sia un disegno realizzato da un ragazzino sulla parete di casa sua. Esattamente un ragazzino, Wes non si fa alcun problema nel mostrarci il fanciullino che è in lui, anzi ci dice apertamente che è un ragazzino di 36 anni, trascurato dai genitori, che crea e gioca col suo mondo fatto in casa. Bizzarri e un pò imbronciati i personaggi di questi due film si spingono verso un riconoscimento esistenziale, nella famiglia-società, delle capacità di adattamento e di successo, con scarsi risultati. E così il fallimento diventa ironia e le responsabilità lasciano il posto all'immaturità, mai così divertente.
Wes Anderson qui espone nella migliore delle intenzioni la sua marca di autore postmoderno. Nel cinema postmoderno di ultima generazione tutto diventa ancora di più gioco e questo film non fa assolutamente eccezione. I dialoghi sono apprezzabili in diverse situazioni, ma la costruzione e lo sviluppo dei personaggi non è costante per tutti. È una commedia in fondo amara molto originale e visionaria, però resta un gioco che avrebbe potuto credere di più in se stesso. Anderson cerca e riesce nello stupirci con immagini che costruiscono un'avventura senza bussola però l'attenzione e la carucceria snaturano l'essenza di metà dei momenti comici. Con ciò non voglio dire che non sia un film riuscito e consigliabile, ma che avrebbe richiesto una cura nella sceneggiatura al pari di quella de "I Tenenbaum".
"Le avventure acquatiche..." è stato fin troppo sottovalutato in Italia (forse anche all'estero, non so) tanto che nella mia città è rimasto per poco tempo e in una sola sala. Poca visibilità per un regista che è venuto qui da noi a girare il film, che si apre con la conferenza nel Teatro San Carlo e si appoggia ai teatri di posa di Cinecittà, e che non rifiuta un accostamento con la visionarietà felliniana. Ma non solo: poca visibilità per Anderson, regista che si sta facendo strada per essere posizionato al fianco di Tim Burton.
Al quarto film Anderson non sembra aver perso, come invece altri, la sua impronta bizzarra: è un buon segno, però credo che il prossimo dovrà per forza di cose discostarsi dagli ultimi due e narrare una storia diversamente visionaria, altrimenti rischia di diventar noioso.


 
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