The Butterfly EffectMemento, Ritorno al Futuro e Donnie Darko. Tre film che balzano subito agli occhi vedendo questa pellicola realizzata da due perfetti sconosciuti e interpretata da giovani attori altrettanto anonimi. Un ragazzo ha dei pazzeschi vuoti di memoria, non ricorda eventi che hanno causato danno ad uno dei suoi due amici e ad un terzo, il fratello di una bambina a cui era legato. Forse è una malattia che porta alla pazzia, come per suo padre prima di lui. Dopo otto anni di allontanamento dal luogo in cui accadeva tutto ciò il ragazzo riprende in mano le memorie che scriveva su dei quaderni; questo gli causerà un ritorno a quegli eventi e cercherà in tutti i modi di spiegarsi come e perchè li ha cancellati dalla memoria.
Non c'è niente di veramente originale in questo film e nemmeno il modo in cui è costruito può essere davvero forte e innovativo, eppure ogni volta che un autore realizza un film sulla perdita della memoria, su spostamenti temporali e spaziali, su illusioni e quant'altro, tutto diviene subito cult. Qualcuno ha gridato al geniale, io mi sento di notare che non tutto convince: difetta tantissimo nella semplicità dei dialoghi ridotti al minimo dello sforzo interpretativo, le relazioni tra i personaggi sono schematiche, quasi stilizzate. Questi giudizi possono sicuramente suonare come delle impressioni negative, per un altro film l'avrei pensata in questo modo, ma per The Butterlfly Effect, di Eric Bress e J. Mackye Gruber, tutto gioca a suo favore. Insomma più che una strizzata d'occhio a questi e altri difetti minimi e massimi (anche di sceneggiatura) di verosimiglianza e di coerenza (gravissimi!), c'è da notare che i due registi non ne fanno un piccolo bignami su grandi argomenti come memoria, pazzia e quant'altro, non mettono tanta carne sul fuoco, narrano anche se scompostamente una storia che non annoia, che appare leggera e gradevole, non ambiziosa e nemmeno furba. Insomma il giusto necessario sacrificando qualcosa. Ciò che mi ha fatto ricredere è indubbiamente la seconda parte, ma direi di più l'ultima: quegli spostamenti nello spazio del trauma della memoria, lo svelamento del mistero, quel voler "mettere in ordine" del protagonista prende lo spettatore della domenica sera che ha sborsato 7 euro per passare una serata con gli amici senza grosse pretese (ok, l'ho visto a casa e solo adesso, ma fa lo stesso!) Il film tende a rappresentare il trauma anche per lo spettatore, può apparire addirittura violento nel montaggio e nella regia, ma niente si perde e tutto si può gustare con un minimo di sforzo. Le differenze e somiglianze con Donnie Darko inizierebbero e non finirebbero, sarebbe un gustoso gioco di parallelismi, un togli qua e un metti là. Come prima cmq non ho dubbi: The Butterfly Effect è un concentrato diverso ma non tanto dissimile da Donnie Darko, che però nasce come cult e continua come gioco di scavo multimediale, ambizioso e forse anche arrogante. Insomma se Donnie Darko avesse avuto anche un pò della leggerezza di questa pellicola sarei subito corso a comprare il dvd appena uscito. Ma sono cmq discorsi che è meglio non iniziare, soprattutto qui sul web, perchè qualcuno rischierebbe di uscirne non illeso (io, ma solo perchè da solo non ne troverei una conclusione). Questo cinema che continua a dare lucidità ai folli, è molto interessante.Ritorno al futuro dicevo all'inizio: bè, lì la sceneggiatura è perfetta! C'è anche un telefilm a cui può essere collegato: Quantum Leap, dove la memoria difettosa del protagonista va sotto il nome di "the swiss-cheese effect".
"Stop Crying Your Heart Out", canta Noel Gallagher nei titoli di coda: dopo aver rimesso l'inconscio e la realtà al proprio posto è bene che il suo naso non pianga più sangue. Da notare che i due registi hanno sceneggiato anche Final Destination 2, prodotto di pessima fattura. Mi dispiace per loro.
¶ 11:01 PM