videobrodaglia
15.2.05
  Uno, due, tre!
Eccellente satira di Billy Wilder sulla Guerra Fredda. La velocità dei dialoghi e della recitazione superano addirittura quelli de "La signora del venerdì" di Howard Hawks, vero capolavoro di screwball comedy. La storia è stata rielaborata a partire da una piece teatrale della quale Wilder conserva l'impronta in piani totali di lunga durata, statici e in una fotografia in focale lunga. Tutto è lasciato ottimamente alla recitazione superba di James Cagney che, pare, dopo questo film abbia disertato i set fino all'81 per "Ragtime" di Milos Forman: non so se è stato un bene, ma in "Uno, due, tre" costruisce davvero un personaggio sfavillante.

La storia è quella di un direttore della filiale di Berlino Ovest della CocaCola che, per ottenere il posto di responsabile europeo dell'azienda, accetta di ospitare per due settimane la figlia del suo capo che si trova in America. La diciasettenne però non perderà tempo nel cacciare nei guai il protagonista interpretato da Cagney che solo tardivamente scoprirà del matrimonio tra la ragazza e un comunista della zona Est. Tutto si gioca sulla rivalità ideologica tra Est e Ovest, e il direttore della CocaCola sarà costretto a far di tutto pur di non mostrare al suo capo come non sia riuscito a controllarla rischiando così uno scandalo internazionale e la perdita del suo posto: gran parte del film è infatti una corsa all'ultimo minuto per trasformare il giovane comunista in un accettabile figlio della buona aristocrazia tedesca.
Palloncini della propaganda, un orologio a cucù molto americano, una bionda e provocante segretaria che sarà merce di corruzione per tre industriali russi... questi elementi e una frase in particolare, quella in cui il ragazzo Otto esclama "Tutti in questo mondo sono corrotti?" e uno dei russi risponde "Io non conosco tutti", fanno di questo film una critica wilderiana alle due ideologie. Le battute sono straordinarie: non riesco a immaginare quanto abbiano fatto piegare dalle risate all'epoca!

Non sarà una delle pellicole di Wilder più conosciute, ma merita davvero tanto.


 
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