DogvilleIl cane da guardia è l'unico abitante del luogo ad essere risparmiato dalla vendetta di Grace, anche i bambini vengono uccisi.
Geniale e sadico film di Lars von Trier. Geniale per aver scarnificato l'impalcatura di un film: dalla scenografia astratta, alla musica barocca e ossessiva, alla scansione temporale per capitoli e alla recitazione sofferta degli attori, passando per una storia esplicita nel messaggio così come nelle azioni. La bravura mostruosa della Kidman è affiancata da altrettante ottime interpretazioni degli altri attori e la caratterizzazione dei personaggi è perfetta e completa già dopo 10 minuti di film. Geniale perciò nella sua essenzialità estetica: basti pensare solo che l'intero film è stato girato con la steadycam (escludendo qualche establishing shot). Cosa vuole dirci von Trier con questo suo Dogville? Ci sbatte in faccia il senso dell'arroganza, della fragilità dell'animo, della colpevolezza, del perdono in modo tale che ci serva da lezione, come la strage e la distruzione finale del paese serve per le altre città sotto il controllo dei gangster. von Trier che ci fa la morale? Qualcosa non mi convince, forse che la sua morale è proprio nell'essere immoralmente sadico? La bellezza (fredda) della Kidman gli serve per far apparire la sofferenza della schiavitù, che porta alla salvezza, ancora più sentita: come non si può restare ad occhi aperti sbarrati quando vediamo il collare stretto attorno al collo della Kidman per non permetterle di scappare? Sofferenza realmente fisica, che passa per lo sfruttamento del corpo, luogo ancor più visibile e scoperto dove gettare tutte le fragilità nascoste. È un grande film e un grande Lars von Trier.
Dogville è sicuramente il film giusto nel momento giusto, quanto Farenheit 9/11 lo è per altri motivi (l'uno vede l'America dall'interno, l'altro, lontasissimo, attraverso un set costruito in interni in Europa). La distanza tra von Trier e Tararantino è immensa, ma voglio un pò forzare la mano e avvicinare questo film a Kill Bill per la violenza sul corpo della protagonista (ci sono notevoli differenze, senza dubbio); invece è sicuramente molto più vicino a Kubrick di quanto si possa pensare. Ad iniziare dalla musica (ricorda molto Barry Lyndon) e dalla divisione in capitoli, ma anche per la canzone nei titoli di coda che può ricordare quella di Full Metal Jacket. Affinità e differenze tematiche e stilistiche con l'opera di Kubrick, ed in particolare con Barry Lyndon, sono state approfondite nell'interessante analisi di Mauro Caron su SegnoCinema #127.
Dogville lo metto vicino ai due The Kingdom come miglior film del danese, in attesa di vedere Dancer in the Dark (!). In conclusione: è un capolavoro.
¶ 10:20 AM